Burraco, può diventare una professione?

di Valentina Cervelli Commenta

Può il burraco diventare una professione? Purtroppo per quanto ve ne sarebbero le basi da un certo punto di vista la risposta è negativa. Se pensando all’approccio mentale può essere considerato abbastanza simile al poker, lo stesso non è per ciò che concerne i guadagni.

E’ un dato di fatto praticamente inoppugnabile: con il burraco non ci si arricchisce ed i premi dei vari tornei, anche quando presenti in gran spolvero, non sono certo in grado di competere. Quando si parla di poker infatti entra in campo il discorso di “gioco di azzardo” e di basi di gioco molto ampie: il burraco nonostante tutto da questo punto di vista rimane sempre un passatempo che negli eventi “ufficiali” prevede un’iscrizione e basta.

Purtroppo (o per fortuna) non vi sono puntate da fare e di conseguenza non vi è un guadagno effettivo da raggiungere che può consentire alla persona di affidarsi solamente al gioco per mantenersi nella vita di tutti i giorni a differenza di ciò che accade con il poker dove addirittura vi sono dei team, delle vere e proprie squadre con tanto di sponsor pronti a sostenere il giocatore professionista nella costruzione della sua carriera.

Il burraco non può assolutamente contare su tutto questo, accontentandosi di essere un ottimo passatempo, perfetto per stimolare le funzioni cognitive delle persone di ogni età che si riuniscono per divertirsi, fare beneficenza e perché no, vincere anche trofei e qualche premio ben pensato. Qualcosa potrebbe forse cambiare se il Coni decidesse di equipararlo ad altri giochi di carte a livello agonistico.

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