Burraco, le ASD e i problemi fiscali

di Valentina Cervelli Commenta

E’ un tema che il singolo giocatore non interessato ai tornei non si pone, ma per chi gioca a burraco sotto l’egida dell’essere parte di una associazione sportiva dilettantistica (ASD) conoscere quali sono i termini fiscali della propria esistenza diventa importante.

Più che altro perché il Coni, grazie due delibere in particolare, la 1566 e la 1568 del 2017 ha fatto si che la ASD di giocatori di burraco non venisse riconosciuta più come tale, rendendo complicata la vita dei suoi presidenti ed il pagamento agevole dei suoi collaboratori. Il famoso regime “7500” che dava modo di retribuire fino a 7500 euro l’anno gli “sportivi dilettanti” ( e quindi giocatori, arbitri, ecc, N.d.R.) non è più utilizzabile perché non è più possibile rimanere iscritti nel  “Registro delle Società Sportive” del Coni.

Una vera e propria cattiveria se si pensa come altre attività “della mente” come Scacchi, Dama, Bridge vengano riconosciuti (e questo senza voler polemizzare il riconoscimento del “lancio del Formaggio” di cui ci è capitato di leggere in rete, N.d.R.). Scavando nella legislazione relativa è possibile rendersi conto che la maggior parte delle soluzioni praticabili in realtà non risolverebbero il problema: diventare Associazione no profit generica (ANPG) risolverebbe solo il problema delle ritenute d’acconto per i pagamenti ma non quella delle quote di partecipazione dei tornei, mentre divenire Associazione di Promozione Sociale (APS) potrebbe addirittura aprire la porta a possibili truffe di esterni. Quel che è consigliato, è rimanere delle ASD lavorando sulla propria struttura: si può modificare lo Statuto  e trasformarlo in una ASD che pratica gli “Sport per la mente” riconosciuti “e” il burraco; fondersi con un ASD che pratichi giochi riconosciuti o trasformarsi in una polisportiva che possiede una “sezione” di burraco.

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